La tecnologia della stampa digitale è molto varia, e dipende molto dai formati e dalle applicazioni che si vogliono realizzare. Ma diciamo che la tecnologia che va per la maggiore oggi è quella a getto d’inchiostro.
In questo segmento trovano spazio stampanti che utilizzano diversi inchiostri, diversi modi di far procedere le teste sui materiali o addirittura di far procedere i materiali sotto le teste, diversi tipi di asciugatura degli inchiostri e diverse dimensioni di materiali che possono essere “dati in pasto” alle varie stampanti.
Tralasceremo per ora le spiegazioni sulle diverse tipologie di inchiostri che esistono, capitolo che definirà meglio anche questo argomento della newsletter, ma ci concentriamo invece sui tipi di macchine e la nomenclatura che hanno e che si distinguono proprio per essere più o meno adatte a diverse tipologie di materiali.
Stampanti RollToRoll: come il nome fa già immaginare e comprendere, questo tipo di stampanti possono stampare dei materiali in rotolo e restituire rotoli di materiale stampato. Queste stampanti partono da dimensioni di stampa minime, come per esempio 137cm e anche meno, fino ad arrivare a 5 metri per le macchine commercializzate al momento. A queste macchine si fanno stampare materiali in rotolo, come pellicole adesive, teli di “pvc” (vedremo nel capitolo dei materiali che sono impropriamente chiamati così), tessuti sintetici o di origine naturale, e quasi tutto quello che nasce su rotolo. Solitamente sono stampanti che hanno un sistema di trascinamento dei materiali (per comodità li chiameremo media) che assomiglia a una “strizza panni” o giù di li, su cui corre un gruppo con montate le teste di stampa che ad ogni avanzamento coprono con il loro passaggio la parte ancora non stampata oltre eventualmente a parti già stampate, sovrapponendo più passaggi di stampa. Queste stampanti vanno da risoluzioni e definizioni delle immagini oramai paragonabili alla “qualità fotografica” al punto che alcune di esse vengono di fatto usate per riproduzioni fotografiche anche certificate, altre invece hanno delle capacità di produrre volumi fino a 500-1000mq all’ora, ovviamente con qualità “diverse”. I materiali devono essere planari e devono poter essere trainati in modo uniforme sotto i rulli in modo che non facciano grinze e/o onde che possano toccare nelle teste di stampa.
Stampanti Flatbed: sono stampanti solitamente formate da un tavolo come quello di un cnc, una fresa punto punto, ma dove invece che un ponte con un utensili atti a tagliare, c’è un ponte con un gruppo di teste di stampa. Di flatbed ce ne sono fondamentalmente di due tipi: con piano del media mobile e ponte delle teste fisse o, viceversa, con piano fisso e ponte delle teste mobile. Le prime occupano mediamente il doppio dello spazio rispetto alle sorelle a piano fisso ma spesso hanno una qualità relativamente alla loro produttività più alta, le seconde (un po’ più commerciali) occupano meno spazio ma mantengono comunque una qualità importante anche se una produttività relativamente più bassa. I materiali di solito stampati su questo macchine, come si può desumere dalla loro conformazione sono materiali in lastre e non in rotoli, più o meno flessibili, per carità, ma non propriamente arrotolabile e con una “mano rigida”. Questi materiali devono essere uniformemente “calibrati” e non porosi, sia per motivi di stampa che per motivi di ancoraggio a mezzo pompe di sottovuoto al piano. La produttività di alcune di queste macchine arriva ai 200mq/h ma sono state prodotte macchine che arrivavano a 2000mq/h con delle qualità adatte a fare packaging come quello che si vede nei supermercati.
Stampanti Ibride: sono stampanti che possono stampare materiali in rotolo e anche in lastra. Queste macchine sono nate per motivi più commerciali che tecnici, per permettere ad eventuali operatori di acquisire con un solo investimento… E’ evidente che sono macchine che per questo motivo hanno delle performance nominalmente più basse rispetto a macchine specializzate, anche se sul mercato la tecnologia è andata abbastanza avanti dal far produrre alcune macchine molto valide. Ce ne sono di due tipi: macchine Flatbed adattate a fare anche rolltoroll e macchine rolltoroll adattate a stampare anche materiali rigidi. Le prime hanno un piano completato di solito con dei rulli di rilascio e di ripresa del materiale vergine prima e stampato poi, a volte anche con un piano “trasportatore” (conveyor) che accompagna il materiale nella sua transizione, le seconde, le rolltoroll adattae a fare i materiali rigidi, montano dei piani davanti e dietro ai rulli per far scorrere i materiali rigidi da stampare quando non vengono messe in stampa delle bobine di media flessibili. Le prime sicuramente più adatte ad applicazioni di materiali rigidi e utili in caso di necessità di fare del flessibile, mentre le seconde sono più adatte a fare del flessibili e all’uopo possono produrre anche rigidi. Nel secondo caso, ma nelle ibride solitamente tutte, l’impossibilità di fissare un media a un piano in modo certo e sicuro, può creare qualche imbarazzo nel riuscire a riposizionare sempre nello stesso punto diversi passaggi di stampa o layers d’inchiostro per la produzione di immagini a rilievo o “materiche”, ma anche qui la tecnologia (e più spesso alcuni validi operatori) sono riusciti a mettere una pezza anche a queste applicazioni.
La prossima volta parleremo degli inchiostri e delle loro “specialità”, e come solitamente sono abbinati alle diverse tecnologie e perchè.
Spero di avervi dato anche questa volta qualche spunto di riflessione.
Alla prossima.